martedì 31 gennaio 2012

APPELLO ALLE FORZE DELL'ORDINE

Un reale appello alle forze dell'ordine, a confronto con la sospetta "ribellione" del generale Pappalardo

Rubo queste parole ad una cara amica:

STANNO GIRANDO IN RETE E SU FACEBOOK DUE APPELLI APPARENTEMENTE CONNESSI ED INVECE MOLTO DIVERSI:

UNO è UN APPELLO AD APPARTENENTI A FORZE DI POLIZIA E MILITARI perchè riflettano su tutto ciò che sta accadendo e decidano finalmente di SVEGLIARSI dal sonno e di VEDERE quale tipo di potere stanno ancora servendo e sostenendo...questo appello lo ho condiviso perchè concordo sul fatto che questi uomini appartenenti a queste forze, se ancora hanno una coscienza NON possono non VEDERE quale potere stanno sostenendo: un POTERE ormai esplicitamente contro il POPOLO, contro i POVERI, gli UMILI, un potere di repressione completa che usa uomini contro uomini per i propri fini dittatoriali e per il controllo completo della popolazione. Anche un carabiniere o poliziotto PRIMA inconsapevole di cosa stava servendo ora DEVE se appunto è ancora UOMO nella sua COSCIENZA, VEDERE e dissociarsi da questo STRAPOTERE OCCULTO che si sta PALESANDO in modo EVIDENTE.



L'altro appello proviene da fonte invece molto più sospetto, da un certo generale Pappalardo, il quale pur proponendosi come una sorta di ribelle anti-Monti, è difficilmente credibile dal momento che non ha fatto nessun "mea culpa", non ha denunciato l'incostituzionalità e l'immoralità di tante azioni che gli uomini in divisa hanno compiutonel passato più recente  (qualcuno forse costretto, qualcuno forse senza rendersene conto fino in fondo, ma molti collaborando pienamente).

Quando ascolterò uomini come il generale Pappalardo ammettere e dichiarare il proprio orrore e la propria vergogna di aver sostenuto criminali operazioni Nato di occupazione di stati come l'Iraq, l'Afghanistan, i Balcani, in nome della pace, quando sentirò lo sgomento di un generale come questo di aver partecipato a operazioni di bombardamenti su civili in nome della guerra preventiva nel nord africa, quando sentirò ammettere e pentirsi delle violenze e dei soprusi su civili inermi come nelle scuole di Genova al G8, quando sentirò ammettere con dolore la vergogna di avere difeso poteri politici di qualsiasi colore che hanno coperto le loro connessioni al terrorismo e alla strategia del terrore come negli anni di piombo in Italia o la copertura dei potenti poteri occulti dietro a stragi come quella di Ustica, allora forse crederò al vero pentimento di qualcuno che ora attacca in modo esplicito il governo Monti e la casta corrotta che ci ha portato (con piena responsabilità sia della destra che della sinistra che del centro) a questa situazione, a questo regime e a questo immane dilagare della corruzione...


NON SCORDIAMO che lo stato di cose che OGGI c'è è il prodotto di chi ha coperto la corruzione e appoggiato le scelte delinquenziali IERI... Ora non facciamo finta di NON AVERE tutti partecipato a questo stato di cose. E un uomo di potere e di responsabilità come un Pappalardo, non può negare di avere egli stesso difeso il regime che è stato espressione di questa casta corrotta.

Comprendo che questo momento storico sia perfetto per chi voglia proporre una voce politica differente e mettersi in evidenza...MA mi domando e VI domando: come può uno che è generale SVEGLIARSI all'improvviso e aizzare il popolo e denunciare il governo? Non mi venga a dire tale individuo che nella sua qualifica di generale e alla sua venerabile età non abbia mai compreso chi e cosa stava servendo: di destra o di sinistra un generale serve e sempre comunque i poteri occulti, quei poteri che ti inviano a bombardare innocenti chiamando la GUERRA missione di pace, quei poteri che inviano da sempre forze di manganellatori nelle manifestazioni di operai e studenti, un GENERALE non è mai inconsapevole di cosa sta facendo, di quali missioni ordina e di CHI sta servendo..

Ora mi chiedo se sia mai possibile che questo tale generale si sia svegliato all'improvviso col governo Monti e perchè? Forse solo per indirizzare la protesta entro canali pre-costituiti, canali che vietino a chi segue questo ennesimo gatekeeper, di indagare fino in fondo la questione dei poteri occulti e delle scie chimiche.


Mi puzza e tanto... Dimostri il suo essersi svegliato! Si dimetta, rinunci a stipendio o pensione per le sue funzioni di generale, ammetta di essere stato nella sua vita il sostenitore in primo piano dei poteri che hanno mandato soldati a uccidere in nome della pace, a reprimere in nome della "democrazia", ammetta che un uomo che sia tale non imbraccia un fucile contro un altro uomo, e non mi venga a dire in pubblico che lui è " anitmilitarista" e "pacifista", pubblicando parole di violenza "contro" e mettendo una foto di profilo in divisa da generale.

E mettiamoci anche l'onestà di alzare gli occhi al cielo, per piacere....e di vedere cosa accade e di avere coraggio di denunciare questo sistema infame che ci avvelena giorno dopo giorno ...vogliamo la verità? Vogliamo pentirci e comprendere cosa stiamo servendo generale? Uno sguardo ai poteri occulti e uno sguardo al cielo, per piacere

domenica 29 gennaio 2012

Pappalardo, il Generale che attacca il sistema

ASCOLTATE IL SUO INTERVENTO! non le manda a dire dietro! Quando l'ho ascoltato quasi non ci credevo, invece è proprio un GENERALE DEI CARABINIERI!!!
Ha fondato un Movimento che si chiama "Dignità Sociale" che il 30 Gennaio 2012 protesterà a Roma.!



DICHIARAZIONE DI GUERRA ALLA REPUBBLICA ITALIANA

GROSSO GUAIO A METEOLIVE

Grosso guaio a Meteolive

Qualche giorno addietro, Alessio Grosso di meteolive.leonardo.it ha disquisito sull’anomalia meteorologica che defrauda da più di un anno il Nord Italia delle piogge. Scrive l’”esperto”:

"Manca una vera perturbazione da oltre un anno: grave anomalia - Le carte nel medio termine vedono fronti anche spettacolari avanzare verso il Mediterraneo per poi rimangiarsi il tutto a pochi giorni dall'evento, con saccature pronte a spezzarsi inesorabilmente all'altezza della Costa Azzurra o del Golfo del Leone, senza riuscire ad entrare in maniera decisa e compatta sul Mediterraneo centrale. [...] Troviamo che la situazione sia gravissima: un fronte che innaffi adeguatamente e in modo democratico il nord e le regioni centrali tirreniche non si vede da oltre un anno. [...] Ora invece siamo tornati a fare i conti con passaggi difficili, anche quando sembra andare tutto in modo apparentemente normale. [...] Di certo sembra quasi che una sorta di triangolo delle Bermuda, tra Baleari, Monaco e la Corsica inibisca i passaggi perturbati. I fronti spesso hanno il "mal di Francia" come si dice in gergo e non riescono a valicare le Alpi, altre volte scompaiono dalle mappe ancor prima di abbordare il Continente e lì la cosa diventa più grave. Lasciate stare l'HAARP però, non è lì che voglio arrivare, qui si tratta di ragionare scientificamente, non fantascientificamente per scoprire le cause di uno strano black-out troposferico".

Da queste righe si vede come la meteorologia ufficiale annaspi sempre più, tentando invano di conciliare un’indiscutibile alterazione meteo-climatica con la pervicace esigenza di negare le vere cause dei disastri che si succedono a ritmo sempre più convulso. Le parole di Grosso sono quanto mai eloquenti: egli non solo riconosce il problema, ma identifica le aree precise in cui le perturbazioni sono fagocitate: i fronti si sgretolano ad ovest del Portogallo. Le poche perturbazioni che riescono ad approssimarsi all’Italia, sono frenate ad occidente delle Alpi o annichilite nella regione compresa tra le Baleari, la Costa Azzurra e la Corsica.

E’ questa una regione di interesse militare, teatro di incessanti e massicce operazioni chimico-biologiche, una specie di triangolo della morte. Da una base nel Nord Ovest della Corsica fu probabilmente generato il cono che provocò l’alluvione a Genova. Le mappe satellitari testimoniano in modo inoppugnabile che la “grave anomalia” che tanto inquieta Grosso (e non solo lui) non palesa alcunché di naturale. Inoltre un “semplice” sguardo al cielo dimostra che le radici del problema sono da ricercare nelle manipolazioni della biosfera e non in fantomatici black out troposferici. Alessio Grosso, come tutta la masnada di pseudo-esperti, è organico al sistema della disinformazione: il suo compito è quello di creare soggezione nei lettori, usando un linguaggio irto di tecnicismi, non compreso dai più, insieme con affermazioni tautologiche. La conoscenza della reale origine dei fenomeni meteorologici aberranti viene così occultata da una cortina fumogena. Resta il fatto che nella freudiana “Excusatio non petita, culpa manifesta”, il Nostro cita H.A.A.R.P.. Si ha l’impressione che menzionare il riscaldatore ionosferico non serva solo a prevenire le obiezioni degli interlocutori (la classica occupatio dell’arte retorica), ma che sia un rospo che Grosso ha voluto sputare. Non mentire a te stesso, Alessio: non è H.A.A.R.P.? Vuoi forse convincerti che la colpa è di Gargamella?

Articolo correlato: In arrivo le piogge? , 2012

sabato 28 gennaio 2012

Fukushima

sabato 28 gennaio 2012


Fukushima: Non fu il Terremoto a Causare lo Tsunami, si Trattò di Sabotaggio?

L’ex analista dell’NSA, Jim Stone, sostiene che non ci fu nessun terremoto. 

Lo tsunami venne causato da bombe nucleari detonate in mare e le esplosioni avvenute a Fukushima furono provocate da mini - bombe atomiche nascoste in delle telecamere, installate da una società di sicurezza israeliana. 

Il movente: punire il Giappone per essersi offerto di arricchire l’uranio iraniano, allontanandosi così dal diktat degli Illuminati. L’articolo che seguirà esporrà una teoria sulla quale si potrà discutere, non ha le pretese di essere verità assoluta.

Quando confrontiamo il terremoto di magnitudo 6,8 che ha devastato Kobe, in Giappone, il 17 gennaio 1995, con quello di Fukushima, i dati sembrano non tornare. Una rapida ricerca su Google Immagini del terremoto di Kobe ci rivela come vennero pesantemente danneggiati gli edifici, i ponti, le autostrade sopraelevate e le altre infrastrutture. Il sisma di Fukushima, con magnitudo 9.0, ha colpito a circa 70 km dalle coste del Giappone, l’11 marzo 2011.

Il terremoto avrebbe innescato uno Tsunami con onde di 30 metri che andò ad abbattersi su ponti, case, strade e automobili prive di qualsiasi danno - su una popolazione che non venne avvisata dell’imminente tsunami in arrivo, perché non c’è stato alcun terremoto. Vennero presi completamente alla sprovvista. Eppure c’erano gli elicotteri in attesa e la gente in tutto il Giappone ha avuto modo di guardare l’arrivo dello tsunami in diretta tv.

Cosa diavolo è successo? Di solito, i giapponesi vengono avvertiti degli tsunami. Come mai l’11 marzo non vennero avvisati? Perché non ci furono danni strutturali, o motivi per sospettare l’arrivo di uno tsunami?

Il sisma non sarà sembrato nulla di speciale ad una nazione abituata ai terremoti. In un video filmato all’interno di una redazione di Tokyo, durante il terremoto, vengono mostrati i dipendenti che continuano tranquillamente a lavorare con i loro computer.

Una scossa di magnitudo 9,0 è 100 volte più forte di una da 6.8. Quella da 9,0 avrebbe dovuto devastare tutto nel raggio di 1.000 km. Saremo stati spettatori di una carneficina urbana, anche peggiore di quella sofferta dagli abitanti di Kobe.

Eppure il terremoto di Fukushima del 3/11/11 non ha causato il collasso di una singola struttura.

Fate a meno di credere a me. Guardatevi le riprese fatte dall’elicottero. Guardate le infrastrutture su cui lo tsunami si è abbattuto. Neppure un minimo danno. Il buon senso è sufficiente per potersi meravigliare.

Jim Stone ha analizzato i sismogrammi giapponesi. Dichiarando che non ci fu nessun terremoto da 9.0 e che l’epicentro non era in mare. Ci sono stati, invece, tre terremoti simultanei di minore intensità, tutti avvenuti sulla terra ferma.

Le autorità hanno mentito - costruendo a tavolino l’evento. Non è stato il terremoto a causare lo tsunami. Ci deve essere stato un altro motivo.



I due schemi di arma nucleare portatile mostrano una notevole somiglianza con le telecamere di sicurezza della Magna BSP. Anche nel caso di fusione del nocciolo, un reattore ad acqua bollente, non raggiunge uno stato critico e soprattutto non esplode come una testata nucleare, va semplicemente incontro al processo di meltdown. L’esplosione del reattore numero 3, che l’azienda Magna BSP ha “immortalato”, presenta palesi somiglianze ad un test atomico. 


I REATTORI DISTRUTTI DA ARMI NUCLEARI

Si scopre che pure la spiegazione ufficiale per le esplosioni dei reattori di Fukushima fu un inganno creato ad arte. I muri di contenimento per l’energia nucleare sono molto spessi e solidi. Le esplosioni di idrogeno non avrebbero mai potuto distruggerli. Come riferimento storico, esplosioni di idrogeno si verificarono a Three Mile Island: non causarono danni strutturali e neppure eventuali lesioni al personale dello stabilimento.

Inoltre, il reattore quattro non conteneva carburante il giorno del sisma e non era quindi operativo – ma esplose comunque e venne completamente distrutto, seguendo la fine di tutti gli altri reattori. Il reattore 4 è come l’edificio 7 del World Trade Center – una impossibilità assoluta, una palese pistola fumante. Un reattore che non contiene carburante non può funzionare, un reattore non operativo non può esplodere a meno che qualcuno non lo faccia esplodere. La distruzione del reattore quattro non può che essere il risultato di un sabotaggio.


COINVOLGIMENTO ISRAELIANO

Nel febbraio 2010, il Giappone si offrì di arricchire l’uranio per l’Iran. Poco dopo, una ditta israeliana con il nome di Magna BSP, ottene un contratto per gestire i sistemi di sicurezza nell’impianto di Fukushima Daiichi. Installarono telecamere di grandi dimensioni fortemente somiglianti ad armi nucleari “gun-type”. Forti prove indicano che la ditta avrebbe introdotto il virus Stuxnet nella rete dell’impianto, un malware di fabbricazione israeliana che attacca gli impianti che hanno sistemi di controllo Siemens e che la stessa Israele utilizzò precedentemente per danneggiare il programma nucleare iraniano. La Magna BSP stabilì anche collegamenti a internet per lo scambio di dati all’interno del reattore, in palese violazione delle normative nucleari internazionali.

Tutti e dodici i membri del team di sicurezza tornarono in Israele una settimana prima del 11/3/11. All’indomani del disastro, gli israeliani monitorarono pubblicamente i nuclei dei reattori attraverso questi collegamenti illegali ai dati della centrale. Nessuno ha ancora sollevato questioni per questo comportamento illegittimo.


JIM STONE: PERSEGUITATO PER AVER RIVELATO LA VERITA’

Che cosa ha causato lo tsunami? Che cosa ha distrutto i reattori? Jim Stone, utilizzando le sue affinate competenze (ex analista dell’NSA) e il suo background di ingegneria, ha concluso che fosse Israele il reale mandante del disastro di Fukushima Daiichi. Ora ne sta pagando il prezzo.

Stone ha dimostrato che non ci fu alcun terremoto di magnitudo 9.0 a causare lo tsunami. Quest’ultimo deve essere stato indotto artificialmente, forse da una bomba atomica posta nella Fossa del Giappone.

Si incolpa lo tsunami per le inondazioni avvenute nei reattori che hanno successivamente provocato le esplosioni. Stone, però, presenta prove convincenti che Israele abbia distrutto l’impianto di Fukushima Daiichi installandovi armi nucleari “gun type”, facendole passare come telecamere di sicurezza. Stone dimostra che il virus Stuxnet ha continuato (e continua) a distorcere le letture dei sensori presenti a Fukushima.

A differenza di molti altri nel mondo dei “whistle blowers”, Stone basa le sue conclusioni su prove concrete e su una logica inattaccabile. Chiunque può visionare e criticare il suo lavoro.
Pubblicando il suo report e facendo diverse apparizioni radiofoniche per sostenerlo, Jim Stone è stato molestato, minacciato, detenuto illegalmente ed è attualmente in galera per delle false accuse. Ho visto le reazioni al suo lavoro, in rete. Alcuni lo hanno diffamato. Nessuno è ancora riuscito a confutare le sue teorie.

Alcuni hanno espresso il sospetto che Stone non fosse chi diceva di essere. Questo è irrilevante. I fatti sono fatti. Il rapporto da lui stilato si basa su fatti ben provati. Vi invito a consultare il report pubblicato da Stone. Ne vale la pena. Se poi sarete d’accordo su quanto dice, vi pregherei di diffondere ulteriormente questa notizia e “sciogliere” questo silenzio dei media alternativi.

Per concludere, non c’è mai stato un terremoto di magnitudo 9.0 l’11 marzo 2011, lo tsunami deve essere stato indotto artificialmente. Le esplosioni di idrogeno non hanno distrutto i muri di contenimento costituiti da diversi metri di cemento. La storia ufficiale è impossibile. Israele ha punito il Giappone, e gli agenti sionisti stanno ora cercando di distruggere Jim Stone, l’uomo che ha fatto luce sulla verità.


Intervista con immagini:





Fonte
Tratto da Neovitruvian

ITALIA: MARI E PORTI NUCLEARI

Sardegna. Hartford (sommergibile avaria).
di Gianni Lannes

In attesa della catastrofe finale è meglio non far sapere alla popolazione italiana la situazione reale. E’ tutt’altro che teorico il rischio di emergenza nucleare in una dozzina di porti del belpaese - Augusta, Brindisi, Cagliari, Gaeta, Castellammare di Stabia La Spezia, Livorno, Messina, Napoli, Taranto, Trieste, Venezia, Ancona - dove attraccano o transitano navi e sommergibili a propulsione ed armamento atomico  
 
Di Chernobyl ne abbiamo almeno sei in navigazione nei mari italiani, in transito e sosta in 12 città dello Stivale. Immaginate una serie di centrali nucleari di vecchia generazione (stile Unione Sovietica) che senza controllo, vanno a spasso per il Mediterraneo e che, di tanto in tanto, approdano nei porti della Penisola; poi immaginate che queste centrali nucleari siano in movimento e continuo inseguimento, cariche di missili a testata atomica. Non è fantascienza, accade realmente. Addirittura, secondo Greenpeace «Tra gli 8 e i 22 reattori a bordo di sottomarini e portaerei delle flotte militari di USA, Francia e Gran Bretagna percorrono ogni giorno il Mediterraneo alla ricerca di nemici ormai immaginari, visitando periodicamente i porti italiani. Il rischio di incidenti al reattore in mare è elevatissimo». Transitano nei mari d’Italia, attraversando i corridoi marittimi più trafficati come lo stretto di Messina, incrociando petroliere, navi con carichi pericolosi e perfino navi da crociera. Per le loro soste scelgono le popolatissime baie ai piedi di due vulcani, l’Etna e il Vesuvio, accanto a depositi di carburante e munizioni, raffinerie e industrie chimiche. Si tratta dei sottomarini a propulsione nucleare della marina militare USA, impianti antiquati. Di sicuro, perché avvistata: c’è anche una portaerei francese, la Charles De Gaulle (anno di immatricolazione: 1989). A cui si aggiungono un’unità britannica, una russa ed una israeliana. Tutte a propulsione nucleare. Sono reattori di vecchia generazione, pre-Chernobyl per intenderci, tutti privi di sistemi di protezione e sicurezza e per di più impegnate in operazioni di guerra su cui vige il massimo segreto militare. Queste unità sono perennemente dedite agli inseguimenti e alla sperimentazione di sofisticate armi a comando remoto. E’ quanto è avvenuto dal 5 febbraio 2011 nelle acque siciliane del Mar Ionio con l’esercitazione aeronavale denominata “Proud Manta 201” a cui hanno partecipato dieci nazioni dell’Alleanza atlantica. Ogni 6 mesi la flotta atlantica statunitense prevede lo schieramento di un gruppo di battaglia nel Mediterraneo, comprensivo di una portaerei, due sottomarini e altre navi da guerra.  

Gaeta. Nave Usa.

Pericoli concreti - «L’emissione di radioattività nei nostri mari, nel Mediterraneo, in particolare nello Jonio è costante anche se viene ben nascosta all’opinione pubblica - spiega il professor Massimo Zucchetti, docente di Impianti nucleari al Politecnico di Torino - Un incendio o il danneggiamento di queste unità navali possono portare a conseguenze disastrose paragonabili agli effetti di Chernobyl. Ci sono numerosi precedenti con i sottomarini russi nel Mar Baltico e nel Mar del Giappone (l’ultimo nel 2008 causato da un’avaria al sistema antincendio) ma anche da noi, in Sardegna, dove nel 2003 si sfiorò il disastro nucleare quando il sottomarino americano Hartford, a propulsione nucleare, s’incagliò nella Secca dei Monaci a poche miglia dalla base di La Maddalena». Il professor Zucchetti non ha dubbi: «Ci raccontano che queste macchine sono molto sofisticate, mentre se si guarda nel dettaglio si vede che la statistica degli incidenti negli ultimi 50 anni è agghiacciante, con dispersione di materiale radioattivo e irraggiamento di personale. E non parlo solo dei sottomarini americani o russi, ma anche inglesi e francesi». Lo scienziato ricorda inoltre come «le normative prevedano intorno ai reattori nucleari un’area in cui non sia presente popolazione civile (“zona di esclusione”), mentre è richiesta, in una fascia esteriore più ampia, una scarsa densità di popolazione per ridurre le dosi collettive in caso di rilasci radioattivi, sia di routine che incidentali. Normalmente, la fascia di rispetto ha un raggio di mille metri e vi sono requisiti di scarsa densità di popolazione per un raggio di non meno di 10 chilometri dall’impianto. Cosa del tutto diversa nel caso dei reattori nucleari a bordo di unità navali militari, dato che molti dei porti si trovano in aree metropolitane densamente popolate e i punti di attracco e di fonda delle imbarcazioni sono, in alcuni casi, posti a distanze minime dall’abitato». L’atomo bellico incrocia nelle acque tricolori e fa capolino nelle nostre città. Basta scorrere gli avvisi delle Capitanerie di Porto di mezza Italia in riva al mare. I piani di sicurezza in una dozzina di realtà portuali del Belpaese sono ignoti alla popolazione. Il sommergibile americano Scranton è approdato al porto di Augusta il 6 marzo 2011. Nell’almanacco navale edito dallo Stato maggiore della militare italiana è documentato che l’SSN 756 - uno dei 49 esemplari classe “Los Angeles” (fino al 2008 di stanza alla Maddalena), ancora in circolazione nonostante la vetustà -  è stato varato nel «1986»: proprio l’anno del disastro di Chernobyl. Augusta, in provincia di Siracusa, è il porto principale per operazioni di rifornimento della VI Flotta USA. Il 4 aprile ad Augusta è giunto un  altro sottomarino nucleare. Ecco cosa impone l’ ordinanza (numero 17/2001) della Capitaneria di Porto (rimossa dal sito internet d’ordinanza): «Visto il vigente piano di emergenza e norme per la sosta di unità militari a propulsione non convenzionale nel Porto di Augusta emanato dal Comando Militare Marittimo Autonomo in Sicilia; il comandante del porto ordina: Articolo 1. Il giorno 04/04/2011 è vietato a tutte le unità navali non specificatamente autorizzate di avvicinarsi, transitare o sostare ad una distanza inferiore a 1000 metri dalla unità a propulsione non convenzionale posta alla fonda nel punto di latitudine 37° 10’ 18”N e longitudine 015° 14’ 36”E, nelle acque antistanti il porto di Augusta. Articolo 2. In caso di avverse condimeteo, la suddetta unità sosterà all’interno della rada del porto di Augusta nel punto di fonda Y3 ( latitudine 37° 12’.270N - longitudine 015° 12’.220E). In tal caso, durante le manovre di ingresso/uscita dell’unità militare a propulsione non convenzionale dal porto di Augusta, il traffico mercantile sarà sospeso, ad eccezione di quello adibito all’assistenza dell’ unità in questione. Durante la predetta sosta, inoltre, è fatto divieto assoluto di avvicinarsi/transitare e sostare con qualsiasi mezzo navale non specificatamente autorizzato, ad una distanza inferiore a 1000 metri dalla unità a propulsione non convenzionale. Articolo 3. I contravventori alla presente ordinanza, salvo che il fatto non costituisca reato e salvo le maggiori responsabilità derivanti dall’illecito comportamento, saranno puniti ai sensi degli articoli dal 53 al 67 del Decreto Legge n° 171/2005, se alla condotta di unità da diporto, mentre negli altri casi ai sensi degli articoli 1174 e/o 1231 del Codice della Navigazione. Articolo 4. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di far osservare la presente Ordinanza. Firmato il comandate CV Francesco Frisone». Più recentemente, il capo del circondario marittimo e comandante del porto di Catania, contrammiraglio Domenico De Michele - con ordinanza numero 96/2011 dell’8 settembre 2011- ha reso noto «la zona di mare delimitata dalle seguenti coordinate geografiche (37° 15’ N, 37° 25’ N - 015° 25’ E, 015° 55’E) sarà interessata da esercitazioni militari con la presenza di sommergibile immerso: dalle ore 24:00 del 15/09/2011 alle ore 01:00 di giorno 17/09/2011.
ORDINA. Articolo 1. La zona di mare territoriale di giurisdizione di questo Circondario marittimo, ricadente all’interno dell’area delimitata dalla suddette cordonata geografiche, nei periodi sopra citati, è interdetta alla navigazione marittima, all’ancoraggio, alla pesca e mestieri affini. Le unità in transito devono mantenersi ad almeno 0,5 miglia di distanza dall’area interessata dalle esercitazioni, nonché prestare la massima attenzione alle segnalazioni eventualmente trasmesse dalle unità militari presenti». Anche realtà minori non risultano trascurate.   

Sicurezza zero - Le unità possono misurare anche 170 metri e pesare 18 mila tonnellate. Centrali nucleari galleggianti che a differenza di quelle omologhe terrestri, non hanno le pesanti schermature di sicurezza. L’Italia pur avendo respinto con ben due referendum il nucleare è comunque sottoposto ai rischi di incidenti a causa delle servitù militari. Gli Stati uniti d’America, invece, dal 2001, con le nuove leggi antiterrorismo hanno deciso che i sommergibili nucleari devono mantenersi ben lontani dalle coste. Da noi è previsto, consentito ed attuato in base ad accordi segreti mai ratificati dal Parlamento. Che succede in caso di esplosione atomica? «Per la definizione delle misure operative è stato ipotizzato il massimo incidente credibile consistente nella rottura del circuito primario del reattore con perdita di refrigerante, conseguente fusione del “nocciolo” e fuoriuscita dei prodotti di fissione. La nube radioattiva che fuoriesce dall’unità sinistrata, comporta dose per irraggiamento interno per inalazione (…) il personale solo contaminato viene fatto passare nel locale 2 nel quale viene controllato e quindi fatto passare nello spogliatoio. Gli abiti contaminati sono depositati negli appositi contenitori (…) se la contaminazione ha avuto esito positivo (…) il decontaminato si riveste ed esce dalla Stazione». Non è la sceneggiatura di Silkwood o di Sindrome cinese, e nemmeno lo scenario di Chernobyl, o Three Miles Islands o Fukushima, almeno per ora, ma le indicazioni che emergono dal Piano di emergenza per le navi militari a propulsione nucleare in sosta nella base della Spezia. Il documento della Marina Militare Italiana, pubblicato però dai Verdi in barba al segreto, che reca la dicitura “riservato” e la data del 22 ottobre del 1999, rinnova un’edizione precedente elaborata nel ‘74 e disegna un quadro inquietante agli occhi di chi è convinto che la svolta antinucleare italiana, sancita da due referendum anti-atomo abbia eliminato questo genere di rischi. Questo documento della Marina Militare parla chiaro: il porto di La Spezia ha anche il compito di ospitare navi militari a propulsione nucleare, come i «sommergibili dotati di reattore nucleare di potenza unitaria sino a 60 MW» o «unità di superficie dotate di reattore nucleare di potenza unitaria sino a 130 MW», delle quali si prospetta nei dettagli l’ormeggio, la sosta e il loro possibile danneggiamento, con eventuale fuoriuscita di «prodotti di fissione». Viene da chiedersi quali garanzie abbiano i liguri, i bagnanti occasionali, i turisti domenicali e, dulcis in fundo, i residenti. Una domanda da girare alla Protezione Civile e all’Ispra (l’agenzia nazionale per la protezione ambientale). Con un conforto e una sorpresa. Il conforto è che sono al corrente della situazione. La sorpresa è che la lista dei porti dove è previsto l’ormeggio di unità a propulsione e spesso ad armamento nucleare si allunga ad almeno altri 11 siti. Attenzione al punto 8. Il protocollo della Marina prevede diversi tipi di incidente tra cui quello, il più grave, che comporta «un pericolo immediato per la popolazione locale e nel quale siano coinvolte persone in tale numero che le operazioni di bonifica o di salvataggio risultino seriamente ostacolate o in cui dette persone corrano pericolo di contaminazione». Ma la preoccupazione degli uomini in divisa, scrupolosa per il personale interno, fa acqua proprio quando deve entrare nel merito di salvaguardia della popolazione civile. Solo dopo aver allertato la struttura militare nazionale e locale, dal capo di stato maggiore (Csm) alla locale Compagnia di carabinieri, viene “informato” il prefetto e il comando dei Vigili del Fuoco. E solo in seguito ad autorizzazione del Csm, si provvede ad “allertare” la Prefettura, confermando la notizia di “incidente nucleare”. Insomma, una bella trafila, augurandosi che non capiti il peggio come in Giappone. D’altro canto, il documento specifica in prima pagina di essere solo «a integrazione delle competenze delle Autorità civili». Così, una volta venuta a conoscenza dell’incidente, la solerte autorità militare fa partire il “suo” piano di emergenza. Viene dichiarato chiuso il porto, dirottate le altre unità militari diretta a La Spezia e sgomberato il personale civile e militare da tutti i comandi all’interno della base. E solo, allora, non certo prima, al punto 8 del protocollo operativo che un ufficiale viene inviato al Centro di coordinamento costituito presso la Prefettura. E solo al punto 10 si fa menzione del «concorso per la costituzione del Centro di Raccolta per la decontaminazione della popolazione organizzato dalla Usl n. 5 (…)», concorso che consiste nel «mantenere a disposizione del Prefetto il personale medico, le strutture sanitarie, i tecnici» militari a supporto dell’azione di competenza della Usl. Al punto 12, il comando militare «mantiene i collegamenti con le unità civili alle quali fornisce nei limiti delle proprie possibilità il proprio concorso», che si risolve nella fornitura di una ventina di automezzi per la distribuzione di viveri secchi e il trasporto di alimenti e vestiario approvvigionati dalla Prefettura. Questi ospiti all’uranio e al plutonio non sono roba italiana, sia chiaro. Si tratta solo di unità straniere, perché l’Italia non ha tali mezzi (Inghilterra, Francia, USA, ed Israele in base all’ultimo Memorandum) ospitate in base agli accordi bilaterali con gli Stati uniti o in ambito NATO. Nel documento di “sicurezza” vengono citate le modalità «per la sosta di unità militari straniere a propulsione nucleare nella basi della marina militare». E’ scontato che la Marina ha l’obbligo di avvisare quando le unità entrano nel porto e quando lo lasciano e, ancor più, è tenuta a comunicare gli incidenti che possano avere ripercussioni sui civili. Ma poiché la storia militare non è delle più trasparenti e poiché la coltre di segretezza in materia diviene impenetrabile, è lecito chiedersi quale sia il sistema civile di monitoraggio per verificare eventuali incidenti a unità a propulsione nucleare o che trasportino materiale fissile. Qui incombe il segreto militare. I rilevamenti vengono effettuati dal Cisam attraverso un sistema di campionatura annuale che poi richiede analisi di laboratorio. Non è un sistema in tempo reale e non è dunque in grado di svelare fughe radioattive.  Ma se accade qualcosa nel Tirreno o nell’Adriatico e nello Jonio: acqua in bocca. Nel Piano di emergenza militare, la parte sulle «norme standard per la sosta di unità militari straniere a propulsione nucleare nelle basi della marina militare» spiega testualmente che «nessun rifiuto radioattivo inquinante né rifiuto di altro genere dovranno essere scaricati in mare, sia in porto sia nelle acque territoriali italiane». Raccomandazioni sulle quali l’autorità civile non ha nessuna possibilità di verifica. Per i militari gli incidenti possono essere di tre tipi: alfa, se comporti la contaminazione di un’area non abitata; bravo, se minacci un’area abitata; charlie, se comporti un pericolo immediato per la popolazione locale e «nel quale siano coinvolte persone in tale numero che le operazioni di bonifica o di salvataggio risultino seriamente ostacolate, o in cui dette persone corrano pericolo di contaminazione». Esiste poi un meccanismo cifrato per segnalare un eventuale incidente. Per cui un incendio con possibilità di danni al reattore nucleare sarà indicato con “calore”, un sabotaggio con “congegno”, la rottura del circuito primario con conseguente fusione del nocciolo con “caduto”, un incidente di un altro tipo con “comune”. E ancora, con “falce” saranno indicati i morti, con “fievole” i feriti, con “fulmine” il personale contaminato, con “fuga” il personale da sgomberare e con “fungo” la dispersione di sostanze radioattive. Il piano di emergenza di La Spezia fa accapponare la pelle. A fare le ispezioni sono gli stessi militari. Anche le procedure sono improbabili. Il piano dice che nell’arco di un’ora dall’incidente un rimorchiatore deve portare il sommergibile al largo. Solo in questo caso la contaminazione non sarà ingente ma comunque rilevante, al punto da far avviare le procedure di evacuazione della città e di proibire alcuni alimenti. Ma se confrontiamo queste norme con la strage del traghetto Moby Prince (10 aprile 1991: 140 morti), dove la nave ha bruciato per 24 ore prima che si capisse cosa fare, o di Chernobyl, dove l’emergenza è  iniziata dopo 36 ore, com’è possibile che nella frazione di un’ora le autorità comprendano militari cosa fare. «L’autorità civile deve dotarsi di proprie reti di monitoraggio - insiste l’esperto Zucchetti - specie per rilevare il rilascio di materiale radioattivo nelle acque e poter così dare l’allarme, attivando le procedure di emergenza; perché non possiamo accettare il segreto militare. La presenza di navi militari a propulsione nucleare non è ammissibile in porti situati in zone con presenza di popolazione nel raggio di qualche chilometro. E nessuno degli attuali «porti nucleari» italiani ha questi requisiti». Sul rischio di contaminazione radioattiva causato da unità navali a propulsione nucleare si era già pronunciata, ma solo in un’unica occasione, la massima autorità militare della Marina italiana. Infatti al quotidiano Il Corriere del Giorno (31 ottobre 2000) l’ammiraglio Umberto Guarnieri, all’epoca capo di stato maggiore, aveva dichiarato: «I piani di emergenza esistono perché non si poteva non farli, ma i rischi sono bassissimi ed in caso di incidente riguarderebbero solo il personale di bordo. L’unico provvedimento utile in una simile ipotesi sarebbe quello di trasportare al largo l’unità interessata». A parere di Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, «La dichiarazione dell’ammiraglio Guarnieri non risponde a verità ed è smentita dallo stesso piano  di emergenza nucleare che la Marina militare ha elaborato per Taranto». Nel piano di emergenza nucleare si legge, infatti: «Interventi di secondo livello: accertata la presenza di livelli significativi di radioattività al di fuori della zona di esclusione prevista attorno al punto di ormeggio, si attueranno i seguenti interventi: 1) eventuale allontanamento dalla zona potenzialmente pericolosa della popolazione residente e di passaggio; 2) istituzione di posti di controllo sanitario, di decontaminazione e di assistenza sanitaria; 3) misurazione della contaminazione; 4) regolazione del traffico; 5) richiesta del Task Group. Interventi di terzo livello: qualora, in relazione all’estensione della zona contaminata, si renda impossibile il rientro nei luoghi di provenienza della popolazione sfollata entro 24 ore, saranno attuati i seguenti interventi: 1) adozione dei provvedimenti di profilassi alimentare; 2) sistemazione degli sfollati presso alberghi ed edifici scolastici; 3) distribuzione di viveri, acqua e vestiario; 4) raccolta dei materiali contaminati». La popolazione contaminata - si legge chiaramente - verrebbe quindi sfollata. Il piano di emergenza nucleare prende in considerazione la possibile contaminazione radioattiva dei bambini e vi si legge testualmente. «Le dosi alla tiroide dei bambini superano, entro 2 ore dall’inizio del rilascio, il relativo livello di riferimento per distanze (variabili con la potenza) comprese tra 300 metri ed 1 chilometro; per tempi lunghi, detto livello risulta superato fino a distanze (variabili con la potenza) comprese tra 5 km  e 20 km». Dalle striminzite pagine dei piani di emergenza - obsoleti, inadeguati e sconosciuti alla popolazione - che sono state diffuse, a La Spezia occasionalmente e a Taranto su richiesta di Peacelink, si è venuti a conoscenza di scenari apocalittici, ma sui quali le autorità competenti non sono informate sottostimando i rischi. Indipendentemente dai possibili incidenti, il sistema di propulsione dei sottomarini rilascia nel mare dei radionuclidi che aumentano col tempo e sono rilevabili sia nell’acqua che nei sedimenti marini. Il valore della loro presenza è spesso ritenuto “al di sotto della soglia”. E’ però ben difficile stabilire un limite al di sotto della quale ci si può ritenere tranquilli. In merito alla misurazione dell’inquinamento, va segnalata una grave carenza metodologica. L’approccio alla valutazione del rischio ambientale resta fortemente riduzionista, basandosi solo sulla presenza dei radionuclidi nell’acqua o nei sedimenti. Ma dunque cos’accadrebbe in caso di fusione del nocciolo? Che scenario potrebbe verificarsi? Nei due piani di emergenza nucleare noti si parla del Cnen, un ente per l’energia nucleare che non esiste più da una ventina di anni. E si valuta il Massimo Incidente Credibile.

Il parere del fisico Antonino Drago - «Questa eventualità  provocherebbe un possibile cataclisma tipo maremoto, dovuto allo sfondamento dello scafo da parte  del nocciolo che fonde o evapora a milioni di gradi fondendo anche tutto ciò che incontra; si leverebbe una nube radioattiva che spazzerebbe larghe zone seminando morte, provocando un inquinamento del mare in proporzioni inimmaginabili, essendo il Mediterraneo praticamente chiuso; e quindi avremmo un inquinamento dei pesci e in definitiva, attraverso le piogge, dell’acqua potabile e dei prodotti agricoli. Si parla di “massimo incidente credibile”, così come faceva il Cnen allora; invece oggi nella letteratura internazionale si parla di “massimo incidente ipotizzabile”. E’ evidente che il “credibile” è in relazione a quello che credevano possibile i membri del Cnen, che ancora non avevano conosciuto e sperimentato l’incidente per fusione del nocciolo avvenuto a Chernobyl. Tutto dipende quindi dall’incidente che si ipotizza. Ma gli esperti del Cnen di allora non avevano considerato che se avviene la fusione del nocciolo, il vessel fonde, la massa delle barre e dei materiali fusi sprofonda facendo un buco in qualsiasi cosa, compreso il terreno roccioso; figurarsi il fondo di una nave. Inoltre, non si tiene conto del panico che nascerebbe tra la gente, né della probabilissima incapacità della nave ad allontanarsi, perché diventata vascello di fuoco e sprofondata nelle acque. Si tratta di una cosa all’italiana. Diffonderlo dopo che è accaduto l’incidente di Chernobyl rivela tutta l’inadeguatezza di quelli che hanno scritto questo piano».

I sottomarini nucleari che approdano in Italia rilasciano nel mare inquinanti radioattivi. Le sostanze ionizzanti vengono bio-concentrate dalla fauna e dalla flora marina ed entrano nel ciclo alimentare umano. Nelle alghe della Maddalena è stata trovata una rilevante presenza di emettitori alfa.  Ordinario di Fisica alla sapienza di Roma, Gianni Mattioli, un padre del primo referendum antinucleare, con un passato di Ministro della Repubblica, ma soprattutto uomo di scienza, non fa sconti. Poche dosi bastano: l’atomo uccide. Non esistono limiti di natura biologica, se non Mac zero. Infatti: «Radionuclidi vengono rilasciati nell’atmosfera e nell’acqua marina e danno inizio così a catene alimentari. Dosi piccole e piccolissime di radioattività sono poi sufficienti ad innescare processi di mutagenesi, che sono punto di partenza, ad esempio, del cancro e della leucemia. Si tratta di fenomeni ben noti da decenni ai biologi, tanto che nella comunità scientifica non si discute se vi sia o no rischio, su ciò vi è la certezza, ma sulla quantità di individui colpiti di fronte ad un’epidemiologia difficile. Basse e bassissime dosi di radiazioni ionizzanti (microdosi) possono avere come effetto di danneggiare il DNA cellulare, cioè la macromolecola che contiene l’informazione genetica trasmessa nella riproduzione delle cellule. Esistono evidenze assai stringenti della correlazione tra mutagenesi ed insorgenza di tumori o, più in generale, di indebolimento delle difese della cellula stessa. Si tratta di meccanismi che possono avere un lungo periodo di latenza prima di manifestarsi. Riprova della crescente preoccupazione sugli effetti delle basse dosi di radiazioni è l’ordinanza dell’Epa (ente governativo USA per la protezione dell’ambiente, ndr) che riduce di ben volte i limite di dose da attività che implichino esposizione a radiazione per la popolazione».

Italia fuorilegge - Per tutti gli approdi nucleari devono essere predisposti gli opportuni piani di emergenza esterna che obbligatoriamente devono essere comunicati alla popolazione. Al momento invece in Italia non è possibile per i cittadini essere informati (in violazione dell’articolo 129 del Decreto legislativo 230/1995) perché questi piani vengono classificati come “segreti”. Laddove i piani sono stati predisposti (con grande ritardo) come nel caso di Trieste, si scopre con stupore (sono occorsi anni per realizzarli) l’inconsistenza degli stessi: in caso di emergenza reale è davvero angosciante pensare che la vita di decine di migliaia di persone dipenderebbe da questi pezzi di carta contenenti disposizioni inattuabili. E proprio per la continuità di questi atteggiamenti antidemocratici posti in essere a danno della collettività e in aperta violazione della legislazione comunitaria, l’Italia è stata deferita nel giugno del 2006 alla Corte di Giustizia Europea. Le violazioni riguardano le direttive 96/29 e 89/618/ Euratom. Nelle motivazioni del deferimento si  evidenzia: «La Commissione europea ha deciso di adire la Corte di giustizia a causa della non conformità della legislazione italiana con le norme Euratom riguardanti la predisposizione dei piani di emergenza e l’informazione preliminare da fornire obbligatoriamente alla popolazione in caso di emergenza radiologica. L’esistenza di una normativa nazionale completa e trasparente è un presupposto essenziale se si vuole garantire un livello elevato di protezione della popolazione dagli effetti delle radiazioni ionizzanti. Specie per quanto riguarda la preparazione alle emergenze radioattive, l’informazione preliminare dei cittadini è di capitale importanza per ridurre al minimo le conseguenze sanitarie in caso d’incidente radiologico»

Maddalena. Sommergibili nucleari Usa.


Fonte:http://sulatestagiannilannes.blogspot.com/2012/01/italia-mari-e-porti-nucleari.html

Operazione Cieli Puliti - Scie Chimiche/Orgoniche



Unisciti anche tu all'iniziativa e diventa parte attiva dell'Operazione Cieli Puliti per il riequilibrio del ciclo naturale terrestre in Italia e nel mondo scrivendoci a: contattaci@umaniindivenire.it

Con qualche euro e in pochi minuti puoi installare un dispositivo nella tua zona a beneficio tuo, delle persone attorno a te e per l'ambiente. E' tempo di Agire, facciamolo adesso e facciamolo insieme!

Link utili di riferimento:
Piattaforma di Umani in Divenire: www.umaniindivenire.it
Questa è la pagina ufficiale dell'Operazione Cieli Puliti che contiene anche la mappa nazionale aggiornata con i dispositivi installati: http://umaniindivenire.grou.ps/574208
A questi due link trovate tutte le specifiche dei due dispositivi e come averli:
Crystalbuster: http://umaniindivenire.grou.ps/583019
Genesa Crystal: http://umaniindivenire.grou.ps/578485
Scarica i tutorial dei dispositivi dall'Archivio Condiviso: http://umaniindivenire.grou.ps/files

Per approfondimento sugli argomenti trattati:
Energia Orgonica: http://umaniindivenire.grou.ps/566118
DOR e OR: http://umaniindivenire.grou.ps/563375
Scie orgoniche/chimiche: http://umaniindivenire.grou.ps/565900
Analisi delle orgoniti: http://umaniindivenire.grou.ps/565927


ONO: http://umaniindivenire.grou.ps/566020



venerdì 27 gennaio 2012

L'aeronautica Ti Vuole Lov locus Of Values.wmv

                          

Limen23 - messaggio n∞15: "Scie chimiche" / "Chemtrails"

In esclusiva per Limen la testimonianza di un ufficiale dell'aeronautica militare che ha chiesto l'anonimato per denunciare la tremenda realtà che ogni giorno si consuma sopra le nostre teste, quella delle "scie chimiche", le cui caratteristiche non rientrano nella ristretta casistica di "normali scie di condensazione". Analisi condotte nelle falde acquifere e sui cibi hanno riscontrato una presenza crescente di sostanze velenose e tossiche tra cui bario e alluminio, che ormai saturano l'aria influenzando clima ed ambiente, e che sono in grado di scatenare ed accelerare malattie degenerative nel corpo umano, come i morbi di Morgellons, Alzheimer, Parkinson, nonchè patologie che oggi non hanno ancora nome.
Il testimone rivela i piani governativi di controllo fisico e psicologico della popolazione mondiale, nonchè di controllo numerico della popolazione mondiale attraverso una volontà di decimazione di masse freddamente considerate "non utili" in quanto improduttive, che muovono le redini di questa quotidiana immissione di sostanze intossicanti via etere.

Ammissioni agghiaccianti...spiegherebbero
mooolte cose...ascoltatelo fino alla fine...

What In The World Are They Spraying - Cosa Stanno Spruzzando Nei Nostri Cieli


What In The World Are They Spraying - Cosa... di BurnTheBankers

ALLARME "ALLUMINIO" NELL'ACQUA POTABILE A GENOVA..!

NOTIZIA DEL CORRIERE MERCANTILE DEL 26-01-2012.
GENOVA PEGLI,DENUNCIA "ALLUMINIO" NELL'ACQUA POTABILE "670" MICRO GRAMMI SU LITRO...MENTRE,TALE VALORE DOVREBBE ESSERE AL DI SOTTO DI "200 MICRO G/LITRO"
ALLARME NATO, DOPO ANALISI EFFETTUATE NEI SERBATOI DELLA SCUOLA "PASCOLI".


CREDO VERAMENTE CHE,ORMAI SIA SUPERFLUO DIRE CHE SIAMO COSTANTEMENTE "BOMBARDATI" DA AEREI DI NATURA DUBBIA..FORSE MILITARE..?? CHE RIVERSANO SULLE NOSTRE TESTE E SULL'AMBIENTE IN CUI VIVIAMO SOSTANZE ALTAMENTE TOSSICHE...E NON SOLO ALLUMINIO...!!
..."GRAZIE" SCIE KILLER CHE CI ELARGITE A PIENO "VAPORE" TUTTO QUESTO DIABOLICO MACELLO..!!


Ps.per saperne di più,cliccate qst link:http://www.tankerenemy.com/2010/01/ferro-ed-alluminio-nellacqua-piovana.html

mercoledì 25 gennaio 2012

LA TESTIMONIANZA DI UN MILITARE AUSTRALIANO IN PENSIONE

Fonte:http://www.tankerenemy.com/2008/02/la-testimonianza-di-un-militare.html

Pubblichiamo la testimonianza, risalente al 2004, di un militare australiano sulla cui attendibilità non possiamo pronunciarci, ma che avvalora molte delle ipotesi avanzate in questi anni circa alcuni scopi delle nefaste scie chimiche. Limitandoci, infatti, all'ambito climatico è evidente che uno dei principali obiettivi perseguiti dagli avvelenatori è la desertificazione. Un'altra conferma concerne la sperimentazione di agenti biologici ai danni di cittadini del tutto inconsapevoli. I lettori traggano le logiche, inevitabili conclusioni.

Leggo con particolare interesse sulla questione scie chimiche, dato che possiedo alcune informazioni delle quali forse siete a conoscenza o forse no.

Anni fa mentre ero in servizio nella Royal Australian Air Force, fui distaccato al n°1 "Ardu" presso Laverton, in Victoria, che per la cronaca non è esclusivamente un’installazione solo con erba, edifici abbandonati (sopra il suolo perlomeno) e una vecchia pista in disuso. ARDU significa "Aircraft Research and Development Unit", e mi è capitato di lavorare fianco a fianco con piloti e tecnici americani che si trovavano quaggiù col progetto dell’aereo spia U2.

Aerei spia un accidente! Stavano sicuramente scattando fotografie ma non solo del nemico, bensì del nostro territorio e dei nostri modelli meteorologici, e mentre eseguivano questo compito spruzzavano bario e polvere d’ossido di alluminio nelle nuvole a strato "per effetti sperimentali di schermatura solare", ci fu detto. Si, certo, come no.

Un altro dei miei incarichi era la supervisione nelle ore serali del Club degli Aviatori, il che mi portò socialmente a contatto con alcuni di questi tecnici e dei loro ufficiali, i quali avevano alquanto in simpatia le nostre donne arruolate, per non parlare delle nostre mogli e fidanzate, ma ciò per cui avevano decisamente simpatia era la nostra birra australiana! Dunque essendo un tipo indagatore, il vostro affezionatissimo riusciva sempre ad avere turni “extra” così da ronzare attorno a queste persone, dato che solitamente vuotavano il sacco più degli Australiani, specialmente dopo qualche birra supplementare delle nostre.

Ricordo di essere stato informato da un ufficiale e da almeno due avieri, all’epoca in servizio col contingente dell’U2 (e che avevano anche aiutato mia moglie e lo scrivente), che avrei dovuto spostarmi il più presto possibile nel Queensland settentrionale, in modo da non essere colpito dalle previste irrorazioni degli anni a seguire, irrorazioni eseguite per riscaldare deliberatamente la nostra atmosfera, onde contribuire ai cambiamenti climatici di desertificazione sull’Australia centrale ed orientale e anche oltre ed all’epoca il nostro governo sapeva tutto al riguardo!

“Perché il Queensland settentrionale?”, chiesi loro, e la risposta fu che vi era il maggior numero di militari americani che vivevano lì dopo il pensionamento, piuttosto che in qualunque altra parte del pianeta, grazie al clima umido ed anche per la vicinanza a sicure installazioni sotterranee!

Mia moglie all’epoca soffriva di una brutta forma d’asma, pertanto decisi di non firmare per un rinnovo al termine del mio arruolamento, dopo aver saputo che “venivano anche usate altre sostanze” per testare il sistema immunitario degli australiani che, allora come oggi, continuano ad essere spruzzate deliberatamente nell’aria sopra di noi, a nostro beneficio ovviamente!

Dunque tornando ai tardi anni ‘60, inizi ’70, sapevo dell’imminente privatizzazione dei nostri consigli, impianti e banche molto prima che fosse reso pubblico ed anche quanto le autorità costituite avevano in serbo per noi, ma nessuno credeva a quanto andavo dicendo alle riunioni sindacali ed occasioni del genere.

Se vi sembra brutto, è ancora peggio, così come le altre informazioni sulle quali ho mantenuto il silenzio, per via della clausola di non divulgazione che fui obbligato a firmare sui miei fogli di congedo.

Posso dirvi questo, comunque. Se il Dr. Len Horowitz avesse pubblicato i suoi libri trenta anni fa, in questo paese molta più gente avrebbe avuto una visuale maggiore di quanto andava accadendo alla loro terra e forse più persone si sarebbero attivate per farci qualcosa, chissà... e forse, dico forse, noi, al posto dei cartelli militare-medico-farmaceutico, saremmo invece ancora in possesso del nostro paese.

Vorrei scrivere un libro su tutto questo, o anche un film, ma sono soltanto un pensionato e non posso permettermi certi lussi, quindi proseguirò facendo la mia piccola parte istruendo le persone in merito al loro sistema immunitario ed al loro sangue, e su come sconfiggere le malattie in arrivo. E credetemi quando dico che lungo il percorso hanno scoperto alcune bellezze persino più grandi della SARS!”

Lettera firmata, Australia.

Tratto dalla rubrica “Lettere all’editore…” di Nexus n° 51 - Agosto-Settembre 2004

LIQUAMI DAL CIELO

Che cosa disperdono gli aerei chimici? Oltre ai soliti metalli, anche mefitici liquami: ne è prova quanto accaduto in una cittadina degli Stati Uniti, dove i velivoli impegnati nelle scellerate operazioni chimico-biologiche, hanno riversato una strana sostanza. Un servizio della Fox news, in cui sono intervistati alcuni residenti che chiamano in causa le chemtrails, avalla questa spiegazione, dando risalto alle testimonianze e per mezzo di eloquenti, decisive inquadrature.




Gli abitanti di Farmington Hills, nel Michigan (Stati Uniti), sono rimasti sconcertati, quando hanno visto i passi carrai, le automobili e le strade coperte da una misteriosa sostanza nera, verde e blu.

E’ ormai la quarta volta in cui questo materiale viene trovato, anche se nessuno sa esattamente che cosa sia, molti cittadini chiamano in causa gli aerei che incrociano a bassa quota sul centro e sull’intera contea. I residenti sono preoccupati, poiché ritengono che la sostanza potrebbe essere tossica.

Le autorità aeronautiche hanno dichiarato che non si tratta di perdite di aerei ed hanno suggerito che i volatili siano la causa del fenomeno (sic), ma la gente del posto non crede a questa patetica versione. Alcuni hanno inviato dei campioni della sostanza ad alcuni laboratori affinché siano analizzati.

Un portavoce della F.A.A., la Federal Aviation Authority ha affermato che non si tratta di carburante di aerei e nemmeno dello scarico dei servizi igienici dei velivoli.



Fonte: expressnews

Letto su ilsole24h

Tratto dal blog Tanker Enemy

LA SFACCIATAGGINE DELLA CONTROINFORMAZIONE..!!

Massimo della Schiava: "Tu chiamale, se vuoi, sensazioni"

martedì 24 gennaio 2012

Il governo Monti vara la manovra meteo-climatica..........

Il governo Monti vara la manovra meteo-climatica "ammazzaItalia": siccità e carestia nei piani dell'esecutivo


Nel redigere queste previsioni, vogliamo evidenziare come la "meteorologia ufficiale" annaspi sempre più, messa in seria difficoltà da due esigenze forti ma esattamente contrapposte: l'una è quella di evidenziare le anomalie del clima di questi anni, mentre l'altra li induce a nascondere le vere cause dei disastri a cui assistiamo impotenti. Ci riferiamo alle recenti affermazioni del meteorologo Alessio Grosso, già tristmente famoso per la descrizione della genesi che procurò l'alluvione del 20 ottobre 2011 a Roma e di cui ci siamo già occupati. Grosso plagiò anche un articolo di Tanker enemy su H.A.A.R.P. Il Nostro, infatti, il 21 Gennaio scrive su meteolive.leonardo.it: "Manca una vera perturbazione da oltre un anno: grave anomalia - Le carte nel medio termine vedono fronti anche spettacolari avanzare verso il Mediterraneo per poi rimangiarsi il tutto a pochi giorni dall'evento, con saccature pronte a spezzarsi inesorabilmente all'altezza della Costa Azzurra o del Golfo del Leone, senza riuscire ad entrare in maniera decisa e compatta sul Mediterraneo centrale. [...] Troviamo che la situazione sia gravissima: un fronte che innaffi adeguatamente e in modo democratico il nord e le regioni centrali tirreniche non si vede da oltre un anno. [...] Ora invece siamo tornati a fare i conti con passaggi difficili, anche quando sembra andare tutto in modo apparentemente normale. [...] Di certo sembra quasi che una sorta di triangolo delle Bermuda, tra Baleari, Monaco e la Corsica inibisca i passaggi perturbati. I fronti spesso hanno il "mal di Francia" come si dice in gergo e non riescono a valicare le Alpi, altre volte scompaiono dalle mappe ancor prima di abbordare il Continente e lì la cosa diventa più grave. Lasciate stare l'HAARP però, non è lì che voglio arrivare, qui si tratta di ragionare scientificamente, non fantascientificamente per scoprire le cause di uno strano black-out troposferico".

Non ci stupisce che Grosso finga di non capire le cause di quella che lui stesso definisce "grave anomalia" ed a nulla serve che il meteorologo si affanni nell'allontanare l'ipotesi "scie chimiche-H.A.A.R.P." Infatti non possiamo credere che il mitico meteorologo non abbia occhi per vedere. Non osserva le satellitari? Il cielo nemmeno? E' stupido? No. Piuttosto noi siamo certi che Alessio Grosso, come quell'altra schiera di pseudo-esperti, sia parte del sistema e sia perfettamente al corrente delle vere cause del disastro climatico in corso, ma il suo compito è quello di ingannare i lettori, usando un linguaggio tecnico ed affermazioni tautologiche. No, caro Grosso. Così non va! Si ricordi che Lei, come altri suoi colleghi, è penalmente responsabile per favoreggiamento e ne dovrà, prima o poi, rispondere.

Passiamo alle previsioni, in verità ben poco diverse dalle precedenti di questi mesi. Per il 25 e 26 gennaio, infatti, il Nord ed il Centro, saranno caratterizzati da cieli bianchicci e nebbie di ricaduta. La perturbazione, in arrivo da Nord, è bloccata sulle Alpi. In questo contesto non saranno neccesarie attività di aerosol palesi e saranno messe in atto operazioni di mantenimento per lo più con scie di tipo effimero. Non si verificheranno precipitazioni. Al Sud la situazione è differente: si potranno avere brevi piogge, mentre le scie chimiche saranno di tipo persistente e le coperture indotte saranno preponderanti. Situazione simile sulla Sardegna.

Per il 26 è previsto un "peggioramento" (magari!) su Liguria Occidentale e Piemonte ma, se il trend non cambia e se cioé il Governo Monti ha deciso di perseguire gli obiettivi di siccità per il Centro ed il Nord, saranno di nuovo protagoniste scie persistenti e coperture chimiche, quelle coperture igroscopiche che Alessio Grosso finge di non vedere e che saranno la causa dell'ennesima distruzione di una perturbazione proveniente dalla Francia.

NOTA: Le condizioni meteo e le attività di aerosol clandestine sono previste in base alle informazioni indirettamente fornite dal Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare. Dati a loro volta incrociati con le previsioni fornite dai portali meteo che sono debitamente informati delle operazioni di geoingegneria clandestina sul territorio italiano ad opera dei militari.

IL SETTORE AEREO PAGHERA'........

Si comincia finalmente a muovere qualcosa..!!..??

Il settore aereo pagherà per le proprie emissioni: storica sentenza della Corte Ue

[ 21 dicembre 2011 ]
La Corte di Giustizia europea ha stabilito che è "valida" la direttiva che fa rientrare le emissioni di CO2 prodotte dagli aerei nel meccanismo Ue di quote. Lo Corte ha sottolineando che l'applicazione di questo sistema di scambio di quote di emissioni ai trasporti aerei «non viola né i principi di diritto internazionale consuetudinario invocati né l'accordo 'open skies'». Il ricorso era stato presentato dagli Stati uniti.
Entusiasmo degli ambientalisti per questa decisione che conferma legge europea per ridurre le emissioni di CO2 del settore aereo, in quanto perfettamente compatibile con il diritto internazionale.
«La decisione presa oggi dalla più alta corte dell'Ue conferma che l'innovativa legge europea per ridurre le emissioni dei voli internazionali è perfettamente compatibile con il diritto internazionale, non infrange la sovranità di altre nazioni e si distingue dagli oneri e tasse già soggetti alle limitazioni da parte di altri trattati» ha detto la coalizione internazionale di 6 gruppi ambientalisti composta dal Wwf insieme a tre organizzazioni statunitensi (Center for Biological Diversity, Earthjustice, e Environmental Defense Fund) e gruppi europei (Aviation Environment Federation, Transport & Environment, e Wwf-Uk), che hanno preso parte al processo come parte a sostegno della difesa.
«Quella di oggi è una grande vittoria per l'ambiente e per il diritto internazionale, che dà torto agli ‘avari' che si rifiutavano di dare un sia pur minimo contributo alla lotta contro il cambiamento climatico compensando almeno una piccola parte dell'inquinamento da loro stessi prodotto - ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Policy Clima e Energia del Wwf Italia - La lobby dell'industria aerea ora dovrà investire le proprie energie nel Sistema di Scambio delle Emissioni ETS, creando un approccio globale all'interno dell'Organizzazione dell'aviazione civile internazionale. I governi europei dovranno ora garantire che le entrate generate da questo sistema supportino l'azione contro il cambiamento climatico nei Paesi in via di sviluppo».
La decisione di oggi rappresenta l'ultima fase del processo alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Il caso ritornerà ora all'Alta Corte del Regno Unito, a cui le compagnie aeree avevano fatto ricorso, e l'Alta Corte dovrà attuare le raccomandazioni della Corte di Giustizia.

Fonte:http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=+13802
  

lunedì 23 gennaio 2012

E' CONTROLLO...!!

Aiutaci anche tu! Contribuisci con i social network, volantinaggio e qualsiasi altra "arma legale" che ritieni efficace, per diffondere questa tragica realtà!
Il tempo stringe! Le operazioni di aerosol clandestine proseguono indisturbate ogni giorno!!
Non c'è tempo da perdere!!!
La nostra salute è in serio pericolo, la situazione non cambierà, abbiamo bisogno anche del tuo aiuto!
CONTRIBUISCI ANCHE TU!
Il nostro futuro e quello dei nostri figli è seriamente compromesso!
La tua vita non è un film, si muore sul serio!


Ti stiamo offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più. Svegliati! Matrix has you!
PER SAPERNE DI PIU' VISITA WWW.TANKERENEMY.COM



Fonte:http://www.youtube.com/user/TheAntitanker

Le Ragnatele di Neve Chimica e l'Aracnide del Ghiaccio!


In questi giorni nella Val Padana è scesa la "neve chimica" ci hanno detto, i filamenti ricoperti di neve ritrovati sono al quanto strani, comunque gli esperti ci hanno rassicurato facendo credere che si tratti solamente di fenomeni irrilevanti anche se rari. 

Come avviene per le scie chimiche, in realtà quasi nessuno si preoccupa minimamente di chiedere maggiori chiarimenti su quello che è successo, vuole dire che siamo quasi pronti per la bollitura finale.


Tra un po' ci racconteranno che ci sono dei nuovi ragni appena scoperti che si sviluppano ed entrano in azione solo a determinate temperature, in effetti esiste già una specie: il Terrak, proveniente dal pianeta Plasmatron, che pur essendo composto da plasma verde riesce a rilasciare dei filamenti pressochè identici a quelli degli aracnidi terrestri. Essi resistono fino a temperature di -100 gradi centigradi, però a differenza dei nostri ragni comuni non riescono ancora a creare delle ragnatele elaborate, come si può osservare nella foto!

Fra un pò ci racconteranno che ci conviene rifugiarci tutti in prigione, perchè è il posto migliore per nascondersi da una invasione imminente degli alieni, e tutti correranno verso il carcere più vicino ringraziando i secondini che li attendono a braccia aperte.

Sia chiaro, un fenomeno meteorologico di questo tipo esiste, e può anche verificarsi in condizioni molto particolari. La cosa curiosa è che nei giorni seguenti si è verificato praticamente su tutta la Val Padana, come se quelle “condizioni particolari” improvvisamente si fossero estese in mezza Italia. Oltre al miracolo delle “contrails permanenti” – fenomeno rarissimo che oggi si verifica ormai dappertutto - avremo anche quello della “neve chimica”, che presto entrerà a far parte del nostro vocabolario quotidiano. 


I fiocchi non provengono dalle nuvole, anzi in alcune zone è addirittura sereno. E' lo strano e piuttosto raro fenomeno della "neve chimica", un processo chimico-fisico che si crea quando due condizioni si verificano contemporaneamente, ossia il grande freddo, come quello di questi giorni al nord, e i livelli di inquinamento.

La Neve chimica è un fenomeno raro, tipico delle aree industriali padane. Infatti per neve chimica si intende una precipitazione di fatto nevosa che si origina esclusivamente dalla nebbia in condizioni di temperature negative, ed è permessa grazie alla presenza di nuclei di condensazione, ovvero sali e polveri e altre sostanze prodotte dalle attivtà antropiche, industrali ed urbane tipiche delle città del nord.

C’è chi dice che sia una specie di nebbia artificiale, chimica, innescata dall’inquinamento che ristagna. Un fenomeno insolito su cui anche la scienza è divisa. Gli esperti però non ritengono sia pericolosa per l’uomo né per la natura. Anzi ripulisce l’aria. Per essere pericolosa dovrebbe essere ingerita.


Considerando che nell'aria vengono irrorate sostanze chimiche attraverso aerei civili e altri non identificati, le quali mischiate alle varie sostanze inquinanti emesse dalle industrie e dallo smog cittadino, che successivamente si depositano e vengono assorbite dal suolo, mi chiedo come ragionino i cosiddetti esperti! 

Addirittura sulla scelta terminologica che identifica questo fenomeno atmosferico, c’è chi non è d’accordo. “È un’invenzione lessicale – chiarisce Stefano Tibaldi, direttore generale dell’Agenzia regionale prevenzione e ambiente dell’Emilia Romagna – la neve “chimica” non esiste! Non c’è alcuna differenza tra le nubi in quota e la forte nebbia, che è semplicemente una nube a contatto con il suolo. Quello che scatena la neve è sempre un accumulo di vapore sui cosiddetti nuclei di condensazione, generalmente aerosol, polveri e particelle, siano esse naturali o provenienti dall’attività dell’uomo. E non c’è niente di nuovo: lo aveva spiegato già bene Claudio Cassardo, professore associato presso la Facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali dell’Università di Torino, dove pure si è verificato spesso il fenomeno". Sì, ma se non la si vuole chiamare chimica e non è perfettamente identica alla neve, qual è il modo migliore per parlarne? «Neve da nebbia mi sembra molto più appropriato», conclude Tibaldi. 

Nel frattempo in questi giorni è nevicato anche nel deserto del Sahara che come ben sapete è sempre coperto dalla fitta nebbia! Non esistono ancora ragni Terrak delle palme, però come nel film "Dune" ogni tanto escono dalla sabbia dei vermi giganti che succhiano la neve chimica, prendendo appunto il nome di succhiatori del deserto, i quali ricordano molto banchieri e governanti del mondo occidentale neoliberista globalizzato e assai malato!

C'è anche chi ha parlato di un altro fenomeno. La galaverna, costituita da un rivestimento cristallino, opaco e bianco intorno alle superfici solide; di solito non è molto duro e può essere facilmente scosso via. Essa si forma perché le goccioline d'acqua in sospensione nell'atmosfera possono rimanere liquide anche sotto zero (stato di sopraffusione). Questo stato è instabile e non appena le gocce toccano una superficie solida come il suolo o la vegetazione si trasformano in galaverna: si tratta quindi di solidificazione, ovvero passaggio dallo stato liquido a quello solido.



La neve da nebbia è diversa dalla galaverna, perché in quest'ultimo caso avviene il deposito che si solidifica al contatto. Il caso della neve chimica è equiparabile alla neve vera e propria, in quanto cadono fiocchi come in una vera nevicata, ma l'anomalia è legata al fatto che tutto ciò avviene col cielo sereno, in presenza di non così rare condizioni anticicloniche rigide invernali.

La prima notizia ufficiale della comparsa di tale fenomeno fu una nevicata con cielo sereno e nebbione verificatasi nel periodo natalizio del 1984, a Segrate (Milano) e un altro caso segnalato a Paderno Dugnano sempre nel periodo natalizio del dicembre 2008 in una zona semi-industriale con cielo sereno e nebbione lasciando al suolo 2 cm di neve freschissima con temperatura di -4 °C il tutto in un solo km.
Gli abitanti del posto diedero la colpa proprio alla presenza di un "polo chimico" nella zona, cioè un'ampia serie di industrie chimiche presenti in quel luogo, i cui "vapori" emessi provocavano, a loro dire, questo fenomeno.

"Tra il dire e il fare c'è di mezzo e il e una rondella non fa primavera" - cantavano Elio e le Storie Tese - intanto la protezione civile annuncia: “Questo tipo di precipitazione nevosa si verifica quando, pur in assenza di nubi, si combinano fattori quali il grande freddo, un elevato tasso di umidità e la presenza di un determinato tipo di particolato, cioè quelle sostanze prodotte dall'inquinamento industriale, (solfuro di rame, ossido di rame, ioduri di mercurio, di piombo o di cadmio e silicati)”. E poi, poco più avanti: “Niente paura però perché, a detta degli esperti, la 'neve chimica' non è pericolosa né per l'uomo né per la natura, anzi, farebbe un po' da spazzina dei cieli, ripulendo l'aria.”

Gentili signori della Protezione Civile, mi spiegate perchè “solfuro di rame, ossido di rame, ioduri di mercurio, di piombo o di cadmio e silicati” che “vengono rimessi in circolo nella catena alimentare” non dovrebbero essere “pericolosi né per l'uomo né per la natura”?

Perchè vi premurate di dirmi che la neve “non bisogna mangiarla”, se poi gli stessi veleni ritornano nella catena alimentare? Il piombo nella verdura è forse meno nocivo del piombo con la neve?

Gentili signori, siete davvero pagati – con i soldi dei cittadini, fra l’altro - per “proteggere i civili”, o per proteggere quelli che li avvelenano sistematicamente, tranquillizzandoli ogni volta con argomenti sempre più ridicoli e vergognosi?


Come ha sottolineato Massimo Mazzucco nel suo articolo "Nevica merda, che il Signore sia lodato" - il vero scopo del NWO non è di arrivare a comandare il mondo con la forza e con la repressione, ma di portare la popolazione ad un tale livello di rimbecillimento collettivo da desiderare essa stessa di sottomettersi al loro controllo, senza nemmeno accorgersi di quello che stanno facendo.



E a giudicare dagli eventi più recenti, questa strategia sta dando ottimi risultati.


Tratto da Luogo Comune
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